Potresti sapere molto su PECS® e sui percorsi di certificazione ma che dire delle persone che ci sono dietro?
Per il nostro blog di questo mese, abbiamo colto l'occasione per parlare con la dottoressa Vartellini del servizio di Ri/Abilitazione Estensiva per l’Infanzia e l’Adoloscenza ANMIC Riabilitazione di San Giovanni In Fiore. Psicologa, logopedista e analista del comportamento, conoscitrice del mondo Pyramid e certificata Implementer PECS®. Abbiamo dato uno sguardo al suo percorso professionale, alle sue riflessioni sulla CAA, al suo lavoro attuale nel trattamento dei disturbi propri dello sviluppo neuro-cognitivo.. Dalle premesse personali, alle considerazioni per i genitori... Abbiamo trattato molti argomenti. È una lettura abbastanza lunga, quindi potresti voler trovare un posto accogliente per godertela!


Dicci di più sul tuo incontro con il mondo Pyramid.. Sono entrata in contatto con i primi strumenti di comunicazione aumentativa durante i miei tirocini formativi; ho scelto poi di formarmi con Pyramid perché PECS è lo strumento di CAA basato sull’analisi del comportamento applicata, evidence based raccomandato anche dalle linee guida ministeriali per il trattamento dell’autismo. Oltre ai corsi che prevedono l’impostazione degli strumenti basati su scambio di immagini sono venuta a conoscenza anche della vasta gamma di corsi proposti e dei percorsi di consulenza e supervisione che era possibile effettuare. Seguo parecchi bambini in carico che utilizzano PECS, alcuni lo utilizzano adesso solo in modalità aumentativa grazie all’emergere del linguaggio vocale.

Quali consigli daresti ad un genitore con un bambino con bisogni comunicativi complessi? Il mio primo consiglio è, innanzitutto, di informarsi sulle linee guida per evitare di perdere tempo prezioso e scegliere interventi evidence based, soprattutto inerenti i vari sistemi di comunicazione. Il secondo, consequenziale, è quello di formarsi sull’argomento il più possibile: i genitori sono il motore del trattamento, grazie a loro i bambini possono generalizzare le competenze e arrivare celermente all’obiettivo. Sempre i genitori possono creare occasioni di apprendimento quotidiane che consentono di arricchire il lessico dei propri figli e fornire così gli strumenti per una maggiore partecipazione ambientale, soprattutto al di fuori delle stanze di terapia che non devono rimanere l’unico luogo di apprendimento.
Quali consigli daresti ad un professionista che segue persone con bisogni comunicativi complessi? Di non aspettare l’emergere del linguaggio vocale e di puntare prima di tutto alla comunicazione, affinché, con il suo operato, incida realmente sulla qualità della vita delle persone e delle loro famiglie. L’altro consiglio è di impiegare strumenti validati scientificamente, su cui è stata svolta ricerca clinica e che impieghino un monitoraggio dell’intervento e degli outcomes. Un altro consiglio è quello di collaborare il più possibile con tutti gli attori che ruotano nella vita della persona con bisogni comunicativi complessi, poiché la loro presa in carico è una grande responsabilità: da noi operatori dipende la loro capacità di partecipare alla quotidianità, sentirsi inclusi e progredire negli apprendimenti. E la comunicazione è un punto cruciale, poiché consente di relazionarsi con gli altri e così, di vivere pienamente la vita sociale.
